CORSO DI EQUITAZIONE TEORICO: LE BASI
- elenateresf
- 23 mar 2020
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 23 apr 2020

CORSO DI EQUISTAZIONE TEORICO: LE BASI
INTRODUZIONE
Questo corso di equitazione teorico vuole essere una breve esposizione dei principali fondamenti teorici di una buona equitazione di base. Prima e al di là delle discipline specifiche.
Una possibile linea guida per comprendere quelli che sono gli aspetti basilari da tenere in considerazione fin dai livelli più elementari della pratica equestre.
Questo a partire dalla convinzione che una comprensione teorica , delle conoscenze di base solide, una maggior consapevolezza tecnica, possa aiutare enormemente la pratica equestre, che resta comunque imprescindibile.
Senza mai dimenticare che lo sport equestre si pratica con un “attrezzo” molto particolare. Un animale decisamente molto complesso dal punto di vista fisico e psicologico. Un essere vivente che è necessario conoscere, per lo meno nelle sue caratteristiche essenziali, nel suo funzionamento mentale e biomeccanico.
Invito dunque tutti i lettori a consultare manuali di base, semplici e chiari, per ciò che attiene alla conoscenza minima del cavallo a livello anatomico ( nomenclatura); a livello fisiologico (nutrizione, pulizia, benessere); a livello biomeccanico ( schema delle andature); a livello psicologico (cognizioni di base sulla natura specifica del cavallo come animale di branco, erbivoro predato)
Per esempio il manuale di equitazione delle Fise che si trova on line.
PRIMA LEZIONE: NECESSARIA PREMESSA E INTRODUZIONE DELLA SCALETTA DEL TRAINING COME INDISPENSABILE LINEA GUIDA

“Ogni cavaliere che decida di far uscire il proprio cavallo dal box diventa un allenatore!”(Gerd Heuschmann- ALLA RICERCA DELL’EQUILIBRIO- edizioni equitare)
Questa frase può aiutare a comprendere che qualunque sia la disciplina equestre praticata, il livello in cui la si pratica, e l’intenzione che ci muove a montare a cavallo, le nostre azioni volontarie o involontarie, le nostre scelte operative volontarie o involontarie, i nostri atteggiamenti volontari o involontari, hanno comunque sempre un preciso riflesso sulla condizione psicofisica del cavallo .
Ecco perché in qualche modo si diventa tutti un po' addestratori/allenatori.
E’ dunque proprio per questo che possiamo comprendere quanto sia importante il ruolo della cultura, della conoscenza e della consapevolezza nella pratica equestre.
Partiamo quindi da una breve e semplice definizione dei concetti di ADDESTRAMENTO E ALLENAMENTO.
Addestramento: sono tutte quelle pratiche che inducono il cavallo ad apprendere qualcosa.
Semplificando al massimo, è un insieme di codici che si stabiliscono tra uomo e cavallo per creare una reciproca comprensione. In qualche modo una lingua comune che consenta di comunicare.
E’ importante ricordare che per instaurare una proficua comunicazione è fondamentale che si crei un rapporto di reciproca fiducia.
Perché questo avvenga il cavallo deve poter riconoscere nell’uomo che gli sta di fronte una sorta di nuovo “ capo branco”, quello che meglio potremmo definire, secondo i più aggiornati studi etologici, un leader.
Questo aspetto, cioè la “comunicazione etologica” con il cavallo, fondamentale per creare un rapporto di fiducia basato sulla leadership, è un argomento di immensa vastità, molto ben sviscerato da quella branca dell’equitazione che oggi si suole chiamare “ horsemanship” e che ha tratto la più parte delle sue conclusioni dagli studi di etologia effettuati sul cavallo.(n.b: ricordiamo che l’etologia è una scienza e non semplicemente una serie di pratiche empiriche).
Questo argomento sarà trattato in almeno due lezioni specifiche.
Per il momento ci limitiamo a dare dei concetti assolutamente basilari, che ci servono da premessa fondamentale nella costruzione della nostra piramide teorica.
E’ molto importante capire come “ragiona” un cavallo.
Il cavallo non è in grado di pensare in maniera astratta.
Apprende nel momento in cui prova a fare qualcosa e nel farlo ha successo o fallisce.
Tenere conto di questo è fondamentale per capire come approcciare un cavallo, facendo leva, per la scelta del nostro atteggiamento comunicazionale, sul suo comportamento di specie.
Il cavallo è un animale di branco e nel suo istinto c’è l’imprescindibile necessità di creare delle gerarchie.
Il ruolo dell’uomo, nella definizione del reciproco posizionamento gerarchico, è quello di animale guida.( leader).
Solo ponendosi come guida si avrà la possibilità di farsi “seguire” dal cavallo.
Per poter aspirare al ruolo di leader è importante coltivare l’esperienza e la sensibilità (osservando, riflettendo, ponendosi frequenti domande, rimando sempre con la mente aperta a nuove possibilità), e potenziare la tranquillità e la sicurezza in se stessi ( lavorando sulla conoscenza: la conoscenza aiuta enormemente a coltivare la sicurezza in sé e dunque la calma).
E’ importante sapere che più alto è il rango del cavallo nella gerarchia di gruppo ( è una caratteristica innata/istintiva), più spesso porrà la domanda su “chi è il capo”.
I cavalli dominanti pongono la questione del capo REGOLARMENTE.
INSICUREZZA, ESITAZIONE, INCOERENZA non faranno che riconfermare atteggiamenti dominanti e aggressivi da parte del cavallo.
Altrettanto sbagliate e negative le REAZIONI ECCESSIVE e VIOLENTE, che ci pongono come predatori e non come leader, spaventano il cavallo e spengono in lui la capacità di ragionare gettandolo nel panico.
Ogni nostro atteggiamento controproducente si radica nella memoria del cavallo, che è un animale dotato di una ottima percezione di come ci poniamo nei suoi confronti ed è in grado di fissarla nella memoria.
Identica analisi vale nel caso di cavalli gregari/ansiosi, che richiedono comunque un leader calmo e sicuro di sé, capace di generare fiducia.
E’ dunque importante capire che tipo di cavallo si ha di fronte, intuire che posizione avrebbe assunto nell’ipotetico branco, per scegliere la strategia migliore nella costruzione della leadership, potendo così definire nella maniera più chiara possibile i ruoli reciproci nel piccolo branco che si va a creare fra noi e il nostro cavallo.
Riassumendo:
l’uomo leader è : calmo, sicuro, coerente
l’uomo gregario o predatore ( sono entrambi ugualmente negativi!!!!) è: timoroso, impaziente, rabbioso, irritabile
Da tutte queste considerazioni traiamo una conclusione di capitale importanza per avviare un approccio positivo con il cavallo, fin dalle prime esperienze:
“si può essere dei buoni cavalieri solo se si è padroni delle proprie emozioni “(Gerd Heuschmann).
Tra i compiti del leader nel programmare addestramento/allenamento c’è quello di creare MOTIVAZIONE nel cavallo; cioè creare più occasioni possibili di vivere esperienze positive
“chiedere spesso, accontentarsi di poco, ricompensare molto” (Nuno Oliveira).
Quindi fondamentale è darsi degli obiettivi realistici, valutando concretamente sè e il cavallo, ritornare sempre alle cose più semplici al minimo problema, gioire dei dettagli positivi ( lodando il cavallo anche per piccoli progressi).
Ecco che qui l’addestramento entra in contatto con l’allenamento.
Allenamento : insieme di pratiche che si mettono in atto per sviluppare, potenziare e mantenere in salute la muscolatura del cavallo .
L’allenamento non è dunque solo dedicato ai cavalli sportivi.
Nel momento in cui decidiamo che un animale , uso per natura a galoppare quasi solo per fuggire, per lo più impegnato a brucare, spostandosi lentamente al passo, deve portare una sella , sopra la sella un peso di mediamente 65 kg, trottare e galoppare , modificare grandemente i suoi equilibri, dobbiamo sapere che la sua muscolatura va allenata e mantenuta tale.
Uno strumento d’elezione che funge da guida nella costruzione e gestione dell’allenamento (nonché dell’addestramento) è la SCALETTA DEL TRAINING.
Nel cominciare la trattazione della scaletta del training , che sarà la nostra griglia di riferimento per la pianificazione delle lezioni, non dimentichiamoci mai quanto detto in premessa:
una buona pianificazione del lavoro con il cavallo può funzionare solo se NON SI DIMENTICANO GLI ASPETTI PSICOLOGICI di cui abbiamo accennato.
Maleducazione, riottosità, indifferenza, non ascolto, tensione nervosa, paura, non consentono di programmare alcun allenamento.
Ecco perché dopo aver messo in cantiere i primi 3 punti della scaletta del training ( che saranno oggetto grosso modo di tre lezioni) , torneremo con due lezioni specifiche sulla psicologia ( equina e in parte umana) e sulla comunicazione etologica.
La scaletta del training:

La scaletta del training va considerata come una sorta di piramide sacra in ambito equestre. Questi 6 punti , raggruppati in tre grandi fasi, donano degli obiettivi progressivi tanto nel lavoro quotidiano che nella progressione dell’addestramento e dell’allenamento del cavallo.
Gli obiettivi progressivi, come si vede dallo schema, non vanno trattati in modo isolato, ma si compenetrano l’un con l’altro, sempre a partire dal principio di progressività.
“ L’obiettivo generale dell’addestramento non è solo sviluppare la permeabilità e la reattività agli aiuti, ma anche la buona volontà di un cavallo privo di resistenze, e questo in tutti i movimenti, gli esercizi, e le transizioni, qualunque sia la finalità che ci si propone, sportiva o di puro intrattenimento/piacere. La scaletta deve aiutare, in caso di esitazione, di resistenza, di difficoltà o disordine, a ritornare sui fondamenti”( Alain Francqueville- L’ECHELLE DE PROGRESSION- federation francaise d’equitation).
Ecco dunque l’utilità e l’estrema importanza di conoscere e farsi guidare dalla scaletta della progressione :
1. Permette di essere metodici nel lavoro quotidiano e nella programmazione dell’addestramento/allenamento
2. Permette di riferirsi a degli obiettivi chiari per sviluppare le qualità fondamentali , invitando a tornare sempre sulle basi ogni volta che se ne presenti la necessità (cioè ogni volta si presenti un problema)
3. Permette di limitare le reazioni troppo istintive del cavaliere, dandogli dei riferimenti certi e qualcosa di chiaro a cui appoggiarsi
Con la presentazione della scaletta del training concludiamo la prima lezione.
Argomento della prossima sarà la trattazione del primo punto : IL RITMO
Bibliografia:
Testo guida per la formazione degli istruttori ( federazione italiana sport equestri)
Alla ricerca dell'equilibrio ( Gerd Hescmann)
L'echelle de progression ( Federazione Francese sport equestri)
Cavalli allo specchio ( Marco pagliai e Paolo Baragli)
Riflessioni sull'arte equestre ( Nuno Oliveira)
Comments